A proposito di manufatti narrativi.
Noi siamo storie per noi stessi. Racconti.
Io non sono questa istantanea massa di carne sdraiata sul sofà che batte la lettera “a” sul computerino portatile: sono i miei pensieri pieni di tracce della frase che sto scrivendo, sono le carezze di mia madre, la dolcezza serena con cui mio padre mi ha guidato, sono i miei viaggi adolescenti, le mie letture che si sono stratificate nel mio cervello, i miei amori, le mie disperazioni, le mie amicizie, le cose che ho scritto, ascoltato, i volti che sono impressi nella mia memoria. Sono soprattutto quello che un minuto fa si è versato una tazza di tè. Quello che un istante fa ha battuto la parola “memoria” sulla tastiera di questo computer. Quello che un attimo fa immaginava questa frase che ora sto completando. Se tutto questo sparisse, esisterei ancora? Io sono questo lungo romanzo che è la mia vita.
Carlo Rovelli, L’ordine del tempo, Adelphi