Le trasformazioni silenziose

Vincenzo Moretti

Tre pensieri erranti
Esperimento di narrazione numero 3

Pensiero errante numero 1
da François Jullien, Le trasformazioni silenziose, Raffaello Cortina

«La modificazione biforca e la continuazione prosegue, una innova e l’altra eredita. […] Prendiamo esempio dalle stagioni, che hanno continuamente ispirato il pensiero cinese: la modificazione interviene dall’inverno alla primavera, o dall’estate all’autunno, quando il freddo si inverte e tende verso il caldo, o il caldo verso il freddo; quanto alla continuazione, invece, si manifesta dalla primavera all’estate, o dall’autunno all’inverno, quando il caldo diventa più caldo o il freddo più freddo.»

Il pensiero di Jullien a me suggerisce una considerazione e una conseguente domanda.

La considerazione: Penso che faccia bene alle nostre vite (a livello personale, sociale, lavorativo) domandarsi che cosa c’è da biforcare (modificare, innovare) e cosa invece continuare (ereditare, consolidare).


La domanda conseguente: se è vero che fa bene perché non proviamo a chiedercelo?

Per quanto mi riguarda anticipo che il cambiamento ho imparato a intenderlo così, persino quando sembra drastico: il risultato di un equilibrio difficile e mai definitivamente determinato tra ciò che vogliamo mantenere e ciò che vogliamo cambiare. 

Aggiungo un esempio scherzoso ma non troppo.
Ho amici che si sono sposati 3 e anche 4 volte perché in realtà cercavano sempre la stessa compagna. E anche l’agente speciale Gibbs di NCIS è così.
E anche amiche più “normali” che si sono separate una volta sola a vedere il nuovo compagno sembra, su alcune cose importanti, non solo a me, identico al precedente.

Pensiero errante numero 2
da I Ching, Adelphi

Per il secondo pensiero errante cerco aiuto al più antico libro di saggezza cinese, l’I Ching, che, tradotto in italiano, sta per Il Libro dei Mutamenti, che detto in estrema sintesi si basa sull’esame condotto da alcuni grandi saggi nel corso dei millenni su 64 esagrammi che rappresentano, come afferma Carl Gustav Jung nella sua prefazione all’edizione curata da Richard Wilhelm, «lo strumento mediante il quale si può determinare il significato di sessantaquattro situazioni differenti e insieme tipiche».

Fermiamo la nostra attenzione sugli esagrammi n. 23 e 24.
Il primo dei due è definito «Po», che in italiano viene tradotto con «La Frantumazione».  Nelle prime righe della sentenza – una sorta di illustrazione delle caratteristiche generali dell’esagramma -, si legge: «È un tempo nel quale gli ignobili stanno avanzando e sono ormai in procinto di rimuovere gli ultimi forti e nobili».

Nel commento attribuito a Confucio e ai suoi discepoli si afferma inoltre: «Questo esagramma, considerato assieme a quello successivo, mostra il nesso tra putrefazione e resurrezione. Il frutto deve marcire prima che il nuovo seme possa svilupparsi».


L’esagramma successivo, il n. 24, è infatti «Fu», che viene tradotto con «Il Ritorno, La Svolta». L’inizio della sentenza dice: «Dopo un tempo di decadimento viene la svolta. Riappare la forte luce che prima era stata cacciata. Vi è movimento».

In questo caso due considerazioni semplici ma forse non banali.

La prima  è che ritenere automatico e scontato il passaggio dalla frantumazione alla svolta è un errore lontano dalla realtà e dagli stessi insegnamenti dell’I Ching.

La seconda è che forse bisogna abituarsi all’idea che in ogni momento sono davanti a noi futuri diversi che con le nostre azioni individuali e collettive determiniamo, o contribuiamo a determinare.

Pensiero Errante numero 3
da Luca  e Vincenzo Moretti, Il lavoro ben fatto, #Lavorobenfatto
Forse il segreto sta proprio qui papà, nell’essere capaci di lavorare come se il cambiamento dovesse avvenire domani e allo stesso tempo accettare che si può lavorare una vita intera senza averlo visto compiuto.
[Io nella lettera che ho scritto a mio padre Pasquale]

Post Scriptum
Spero che tutto questo davvero non sia troppo banale.
Nel caso lo fosse, me ne scuso.